Ma che sapore ha?
Oggi vi voglio raccontare del ritrovamento di una delle mie
prime pepite.
I ricordi di quei momenti e di quel luogo sono ancora nitidi nell’anima e
vivono riguardando le foto e prendendo tra le dita quelle pepitelle.
Era l’anno 2009 e facevo ricerca con il mio compagno di avventure Roberto Mattiello, appassionato di funghi ma che si era intrippato bene anche con la ricerca dell’oro.
Avevamo già mosso i nostri primi passi nelle acque del Ticino, del Piota, dell’Elvo e avevamo anche conosciuto alcuni tra i maggiori esperti della ricerca dell’oro alluvionale di allora.
Io ero sempre preso nella ricerca di posti nuovi e di torrenti per trovare le agognate pepite: divoravo i libri di Pipino e il sito di Zappetta Gialla. A quel tempo il “luogo del Mito” era il torrente Segnara! Cercavamo notizie dappertutto e cercavamo inutilmente di spillare informazioni a chi sicuramente ci era stato, ma… nulla! Bocche cucite e omertà totale.
Un giorno Roberto mi porta una foto: “è questo il Segnara, guarda qui cosa c’è!” e ciò che vedo è una morena glaciale sospesa in questa valle, che finalmente aveva trovato una collocazione e soprattutto un itinerario.
Si parte, e con le scarse mappe e l’esperienza quasi nulla arriviamo dove la strada finisce. “Deve essere questo il posto” ci diciamo.
Si scende così fino al fiume e si fanno i primi assaggi...
si cerca di capire, studiare, svelare.
Ecco che, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, io noto dietro a una grossa
roccia alcuni rottami metallici. Decido di cominciare a scavare in quel punto e
quasi subito comincio a trovare i primi frammenti d’oro!
Non sono foglioline sottili come le piatte del Ticino, queste sono pepitine! Ci siamo!
Gli attrezzi in nostro possesso erano davvero rudimentali e
la tecnica pure, ma l’oro c’era eccome! Per ogni secchio di materiale
setacciato veniva fuori qualche bel pezzetto e alla fine della giornata avevamo
due bellissime pepitine di quasi un centimetro di lunghezza.
Ci siamo tornati ancora un paio di volte per comprendere e cercare altri punti interessanti e successivamente ci abbiamo portato anche gli altri amici.
Il posto si è dimostrato spesso generoso con chi aveva la
costanza e la pazienza di scavare fino al livello giusto del sedimento, e sono
state davvero pochissime le volte che sono tornato a casa senza un piccolo
ricordo della giornata passata su quel bellissimo torrente.
Era l’agosto del 2009, e di fatto con il mio entusiasmo lassù ci ho portato pian piano tutti gli amici che frequentavo in quel periodo; spesso ci siamo andati insieme, altre volte in modo indipendente. Qualcuno si è dimostrato grato della condivisione di questo luogo di ricerca, mentre altri lo hanno forse considerato “un atto dovuto”.
Di certo sono grato a Roberto che ha trovato la pista per raggiungere quel torrente, e sono grato alla bellezza di quel fiume che ogni volta mi faceva sentire un pioniere solitario in mezzo alla bellissima natura selvaggia!
Sono grato pure alla mia “capa tosta” che se cerca di raggiungere un luogo… prima o poi ci arriva.
Il sapore che ti dà il trovare sul fondo del piatto un frammento di oro che si può raccogliere con le dita è qualcosa di indescrivibile e inimitabile.
Il piacere che si prova nello scoprire un percorso, un torrente, un luogo soltanto con le proprie forze, cercando di fatto come un segugio tra notizie, libri, accenni, informazioni, disinformazioni e tutto quanto si possa dimostrare una traccia utile, è davvero grande.
La ricerca dell’oro comincia sui libri, prosegue sulla rete e le mappe e giunge poi sul terreno per concludersi nella palettata data nel posto giusto!
Oggi in quella scatolina sono conservate tutte queste emozioni. Davvero voi pensate di quantificarla in “euro al grammo”? Io no!
G.B. 2022