Il sito dei cercatori di oro in natura

Per chi si vuole avvicinare alla ricerca dell'oro in Italia a scopo collezionistico

Leggi sulla ricerca dell'oro

La prima domanda che chi si avvicina al nostro hobby riguarda ovviamente la legalità: è legale cercare oro in Italia?Ecco che cerchiamo con queste righe di illustrare le normative che regolano questo nostro hobby con una particolare attenzione alle norme regionali delle aree dove la presenza di oro è nota e conclamata. Lungi dall'essere un lavoro completo ma da un quadro sulla realtà italiana. 

Un chiarimento normativo

Negli ultimi anni la ricerca dell'oro alluvionale in Italia ha fortemente subito l'influsso e lo stimolo da parte di molte trasmissioni televisive dove la ricerca dell'oro a livello professionale. Molte persone si sono avvicinate a questo hobby inseguendo sogni di ricchezza. Ci si scontra però in Italia con normative permissive su molti aspetti ma vincolanti su altri. Ecco che la comodità di utilizzare qualche macchinario o pompetta a batteria era una tentazione irresistibile. 
Cercatori assolutamente neofiti con una canaletta a piedini, una pompetta a batteria possono raccogliere il materiale concentrato in qualsiasi luogo e con qualsiasi condizione fluviale. Nessuno studio o ricerca, nessun impegno a imparare a piazzare la canaletta!!!
 La normativa però questi attrezzi li proibisce esplicitamente. 
Alcuni leggono bene la legge e si rendono conto che, seppur silenzioso e a batteria, in ogni caso una pompetta elettrica è un motore.
 Il "lavaggio" della sabbia è la tecnica mineraria per concentrare la frazione pesante della stessa e non centra nulla con la detersione! 
Senza un flusso costante, vivace  e regolare (garantiti da una rapida del fiume o da una pompetta elettrica) la canaletta non "lava" la sabbia e quindi non concentra neanche oro!
 Noi di Oro In Natura abbiamo chiesto agli enti minerari del Piemonte di chiarire una volta per tutte questa apparente lacuna normativa. Qui la loro risposta. E nulla da aggiungere! G.B. 2022

regione piemonte04.pdf

alcuni dei principali fiumi auriferi Italiani

Ticino Il fiume Ticino nella parte mediana del suo corso
Fiume Ticino


Il Ticino è un importante fiume della Svizzera meridionale e dell'Italia settentrionale, il principale affluente del Po per volume d'acqua e in assoluto il secondo fiume italiano per portata d'acqua dopo quest'ultimo. Il Ticino misura complessivamente 248 km ed è uno dei fiumi meno inquinati
d'Italia.
E’ suddivisibile in tre parti, quella alta a carattere più torrentizio dove scorre in territorio Svizzero, la
mediana interessata dal lago Maggiore e quella bassa da Sesto Calende fino a Pavia dove entra
nel fiume Po.
L’interesse per l’oro alluvionale di questo fiume è assolutamente eccezionale e le prime testimonianze di questa attività sono certamente di origine celtico golasecchiana IV – IIV Sec. a.C. seguita dall’intensivo sfruttamento da parte dei Romani testimoniati da estesi cumuli di ciottoli (aurifodine) nella regione del “Campo dei Fiori” presso Varallo Pombia, purtroppo non valorizzati e
noti come dovrebbero essere.
L’eccezionale e di fatto abbondante presenza di oro alluvionale nelle sabbie del Ticino (così come
in quasi tutte le aree pedemontane piemontesi e di parte della Lombardia) è determinata dalla storia di questo territorio ed in particolare dell’attività dei ghiacciai del quaternario che con la loro azione di esarazione e trasporto hanno accumulato a valle della cintura morenica di Golasecca
tutto quanto asportato in centinaia di migliaia di anni di intense e potenti glaciazioni. Notevole contributo alla concentrazione di oro nei “placers” della valle del Ticino è di certo la presenza di depositi primari a monte e tra questi un apporto certamente considerevole è stato dato dal
massiccio del Monte Rosa, area notoriamente ricca di miniere d’oro. Certo non solo, consultando
testi specialistici e storici [1] [2], e testimonianze del passato ci si rende conto che lungo tutto il reticolato idrografico del “fiume azzurro” incontriamo centinaia di segnalazioni circa la presenza dell’oro.
La ricerca dell’oro sul Ticino si concentra nei luoghi “classici” dove poter incontrare un arricchimento di materiale pesante ed in particolare di oro: le “punte di magra”. Queste si trovano a valle di meandri o di variazioni di sezione del fiume, dove il variare della velocità della corrente
permette la deposizione del materiale più pesante. Il Ticino, lungo il suo tratto a valle del lago Maggiore, si presenta poi in modo diverso al cercatore d’oro, così come l’oro che vi si rinviene. Le nostre ricerche si sono concentrate tra la zona di Varallo Pombia a monte e Cassolnovo a valle e
ci hanno permesso di ben suddividere il corso del fiume in tre parti.
La prima parte tra Varallo Pombia e Oleggio è caratterizzata dalla presenza di rocce ben arrotondate di varia origine e natura di grandi dimensioni, non sono infrequenti blocchi di oltre 50 cm. Qui incontriamo una granulometria del sedimento più grossolana e addirittura in alcune zone
riusciamo ancora ad osservare gli originari depositi fluvioglaciali tra Wurm e Riss e a volte arrivare
proprio al contatto con le più antiche formazioni alluvionali oloceniche [3]. Nelle componenti pesanti delle sabbie aurifere il Ticino è particolarmente generoso per i granati, subordinata la magnetite e gli altri minerali di ferro, spesso incontriamo piombo di natura antropica e talvolta
addirittura testimonianze del passato come monete o piccoli manufatti metallici. L’oro che troviamo
nella parte alta del Ticino è di maggiori dimensioni con scaglie che possono superare i 5 mm di sviluppo, granuli dalla forma arrotondata, rarissime sferette e qualche frammentino con ancora del quarzo associato all’oro.
In questa zona abbiamo poi riscontrato la presenza dei corindoni certamente già segnalati da autori precedenti [4] ma oggetto di una segnalazione per quanto riguarda le varietà semigemma riconosciute, ovvero rubini e zaffiri [5].
Il tratto intermedio di Ticino, tra Oleggio e Castelletto di Cuggiono, in seguito a numerosi interventi
a protezione spondale successivi all’eccezionale alluvione del 2000 è divenuta di fatto di scarsissimo interesse per la ricerca dell’oro alluvionale. La parte che nelle nostre esplorazioni abbiamo considerato “bassa” va appunto da Castelletto di Cuggiono fino a Vigevano; qui il fiume scorre decisamente più lento e modeste sono le “rapide”, i
ciottoli sono di una pezzatura decisamente inferiore così come la misura della pagliuzze d’oro che
vi si rinvengono. Questi aspetti hanno favorito anche in tempi recenti la formazione di eccezionali concentrazioni aurifere che, come nel caso della ricerca di Romentino ha fruttato oltre 50 grammi di oro in pochissimi giorni di lavoro ed in uno spazio estremamente ristretto. Qui anche la
componente “pesante” è molto fine comunque sempre estremamente ricca di granati.
Più a valle della zona di Abbiategrasso non abbiamo mai condotto ricerche intensive, tuttavia lì lo scorrere del Ticino prende un andamento meandriforme a più canali che rende speso difficile ritrovare lo stesso percorso anche dopo una “piena” di carattere modesto. 

Giorgio Bogni


[1] Jervis G.(1873) – “I tesori sotterranei dell’Italia”, , Torino. Ed. Loescher, Vol. 1, Regione delle Alpi
[2] Pipino G. (2000) – “Bollettino storico per la Provincia di Novara”, XCIII, I, pag. 89/184
[3] Ciarmello A., Del Pero G., “Gelologia e idrogeologia”, Studio di carattere geologico del territorio del Parco del Ticino
con particolari riferimenti alla geologia, idrogeologia e paleogeografia della valle.
[4] Artini E. (1891) - “Intorno alla composizione mineralogica delle sabbie del Ticino”. Giorn. Min. Crist. Petr., II, (6), 177-
195.
[5] Bogni G.(2013), “Ticino, non solo oro”, Antiquarium medionovarese V, pag. 11/18
(2012) Boll. F.E.S.P.E.M. Pag. 12/23


Torrente Soana Alla ricerca di oro tra le rocce dell'alveo
                            Torrente Soana.

Con un tracciato sito esclusivamente tra le montagne dell’omonima valle, il torrente Soana nasce
dall’unione di vari torrentelli alpini presso la fraz. Pianprato di Valprato, raccoglie le acque di
innumerevoli altri rii e torrentelli (il maggiore dei quali è il Forzo), e diviene tributario del torrente
Orco a Pont Canavese. Lungo poco meno di 25 chilometri, percorre il fondovalle mettendo in
evidenza le rocce del fondale in diversi punti.
Abbiamo riscontrato una sola e breve citazione sulla presenza di oro risalente alla seconda metà
del XVIII secolo [1], ma non vi è descrizione o informazioni precise. Ci sono numerose centrali
idroelettriche lungo il suo percorso, ma non sono state realizzate dighe per invasi e scorre
prevalentemente con natura selvaggia e con limitate opere di arginatura artificiale. Pare vi siano
segnalazioni della presenza di oro nei suoi affluenti Forzo e Verdassa: se il primo si trova quasi
completamente entro i confini del Parco Nazionale del Gran Paradiso (pertanto sotto tutela), il
secondo è quasi del tutto inaccessibile per le ripidissime pareti in prossimità della sua confluenza
nel Soana. La natura selvaggia e incontaminata del paesaggio presso le sponde del Soana a sin
poche decine di metri dai centri abitati, lo rendono particolarmente affascinante e vi si possono
osservare animali selvaggi quasi ovunque. Secondo le nostre ricerche, la presenza di sporadiche
pepite e granelli d’oro coprono diversi chilometri del suo percorso: da Ronco Can. a Pont Can., e si
possono rinvenire pepite prossime al centimetro.

Silvio Bianco

[1] Conte Balbo P. (1786) – “Mémoire sur sable aurifère de l’Orco et des Environs”, Mem. R. Acc. Sci., Torino, [1], 7
(1784-85), 401-413.

Malesina Ricerche in corso nell'alveo del torrente Malesina
                             Torrente Malesina

Questo piccolo torrente nasce dai rilievi pre-montani sopra la frazione Muriaglio di Castellamonte.
Lungo poco meno di 25 chilometri, è tributario del t. Orco presso Foglizzo. Nella prima parte
percorre un fondovalle quasi selvaggio. Subito dopo aver costeggiato i M.ti Pelati di Bandissero
Can.se, raggiunge la pianura e appare come un canale chiuso tra rive artificiali. Torna a
serpeggiare nel tratto da San Giusto Can.se, fino a dove si butta nel t. Orco, in questo tratto ci
sono le ormai rarissime sassaie. La portata d’acqua è costante, solo con eventi di portata
eccezionale, si possono verificare piene adatte alla movimentazione del fondale. Antiche
segnalazioni attestavano la presenza di oro alluvionale sia nel tratto più elevato del suo percorso
presso Campo e Muriaglio (entrambe frazioni di Castellamonte), sia in prossimità di San Giorgio
Can.se e San Giusto Can.se [1]. Caratteristica assai insolita per i corsi d’acqua canavesani è la
presenza di diaspro, che appare particolarmente abbondante nelle sassaie presso San Giusto
Can.se. Solo in un altro torrente canavesano c’è abbondanza di ciottoli di diaspro: il Viana presso
Busano e stranamente, il t. Orco pur trovandosi in mezzo ai due torrentelli, ne è quasi del tutto
privo. Il diaspro è una roccia particolarmente rara in Canavese e probabilmente l’affioramento dal
quale provengono i campioni presenti sulle sassaie del Malesina è quello che si trova al Bric Filia
con colore rosso carne scuro.

Silvio Bianco

[1] Paviolo A. (1989) – “Pescatori d’oro in Canavese”, Università delle terza età Alto Canavese, De Joannes Ed.

Fiume Orco Alla fine di una bella giornata di ricerca.
                                  Torrente Orco.

In Canavese è conosciuto anche col nome “Eva d’or”, antico appellativo dovuto alla ricchezza del
metallo prezioso presente nelle sue sabbie e ghiaie. Con una lunghezza di circa 100 chilometri,
nasce al lago Rosset (Ceresole Reale), per sfociare nel Po presso Chivasso. I suoi affluenti più
importanti sono i torrenti Ribordone, Soana, nel suo tratto montano e poi riceve le acque del Piova,
Gallenca e Malesina, percorrendo la piana alluvionale. In tutti i torrenti citati, sia pur in misura
minore, con le nostre ricerche vi abbiamo trovato oro. Nella prima parte del suo percorso è
sbarrato da alcune dighe, formando i bacini Agnel, Serrù, e poco più giù il lago di Ceresole. A valle
di Cuorgnè, ci sono numerosissime prese d’acqua per canalizzazioni irrigue che talvolta
comunicano con altri torrenti. Risulta quasi impossibile elencare i testi nei quali si cita la presenza
d’oro per il torrente Orco, in ogni caso basta scorrere le pagine del Jervis [1], per notare in quante
località ne segnala la presenza. Non esiste un’area circoscritta come nel caso della Bessa, dove le
concentrazioni possono esser state motivo di estrazione in grande stile, né antiche né moderne,
anche se negli anni ’50 del secolo scorso, sia stato fatto un tentativo con delle draghe per il
lavaggio delle sabbie nel tratto di torrente considerato più ricco tra Rivarolo Can. e Feletto, attività
miseramente fallita a causa del tenore troppo basso [2]. Probabilmente, a causa del tradizionale
metodo di ricerca dell’oro nei ghiaioni, è sempre corsa voce che lo si può rinvenire solo a valle di
Cuorgnè. Con metodi di ricerca più raffinati, minute pagliuzze d’oro, sono state trovate in
prossimità di Locana e non si può escludere che sia presente anche più a monte. Nella parte
prettamente alpina, il corso del torrente Orco attraversa formazioni rocciose di tipo metamorfico e
sono segnalate alcune antiche miniere d’oro, ora quasi tutte all’interno del Parco Nazionale del
Gran Paradiso (giacimenti primari). Scendendo a valle dove la visuale si apre sulla pianura, il
corso del torrente si presenta ricco di massi anche di considerevoli dimensioni, trasportati dalle
antiche glaciazioni. I ghiaioni dove si trovano le concentrazioni d’oro alluvionale si possono notare
massi con una grande variabilità sia per dimensioni che per tipologia presentandosi con colori
differenti. In molti punti, a causa dell’asporto di ghiaie delle cave attive, si vedono affiorare banchi
di argille giallo-rossastre, formazioni attribuibili ai depositi “villafranchiani”. Se con la ricerca
tradizionale veniva raccolta la porzione di ghiaie affioranti nei ghiaioni in seguito alle periodiche
piene del torrente, è possibile rinvenire qualche concentrazione d’oro in quelle immediatamente
sopra le argille e in alcuni siti sono state rinvenute pagliuzze che sfiorano il centimetro.
Insolitamente nel tratto adiacente a Salassa, le nostre ricerche hanno fornito pagliuzze con una
media dimensionale assai minuta, dell’ordine del millimetro, pur con spessore proporzionale assai
consistente. Scendendo in prossimità di Rivarolo Can., ecco che si rinvengono pagliuzze
mediamente più grandi tra i tre e i quattro mm. con alcune fino a sette. Presso Feletto la media
dimensionale diminuisce e arrivando tra Bosconero e San Benigno Can., si rinvengono
nuovamente pagliuzze con medie dimensionali prossime al mm., ma più sottili e leggere rispetto a
quelle di Salassa. Altre segnalazioni citano l’oro rinvenibile presso Chivasso, ancor più fine,
somigliante a quello del fiume Ticino nell’area pavese.

Silvio Bianco

[1] Jervis G.(1873) – “I tesori sotterranei dell’Italia”, , Torino. Ed. Loescher, Vol. 1, Regione delle Alpi.
[2] Paviolo A. (1989) – “Pescatori d’oro in Canavese”, Università delle terza età Alto Canavese, De Joannes Ed.

Chiusella Un tratto del torrente Chiusella entra una profonda forra rocciosa
Torrente Chiusella.

Il torrente Chiusella nasce dal Monte Marzo, per confluire nella Dora Baltea dopo un percorso
lungo poco più di 40 chilometri. Riceve le acque di numerosi corsi d’acqua, soprattutto nella sua
prima parte lungo la Valchiusella. Il maggiore tra questi è il torr. Savenca (Issiglio), che con il torr.
Bersella (Traversella), sono già stati citati in letteratura per la modesta presenza di oro. Presso
Vidracco, viene sbarrato a scopo idroelettrico dalla diga della Gurzia. A valle dell'invaso il Chiusellaransita in un tratto profondamente incassato nella roccia e cambia bruscamente direzione
volgendosi verso est. Qui scorre in uno stretto vallone scavato tra le antiche morene dove affiora
un esteso giacimento fossilifero pliocenico. Il Jervis [1] cita per quest’area del t. Chiusella la
presenza di oro, ma in quantità modeste. Notizia riportata anche su numerosi altri testi più recenti.
Arrivato all’estesa piana dell’anfiteatro morenico d’Ivrea, vi confluiscono ancora alcuni torrenti e rii
e il maggiore tra questi è il Ribes, anch’esso citato dal Paviolo [2] per la saltuaria presenza d’oro.
In tempi recenti fu rinvenuta una punta assai ricca d’oro nei pressi di Ponte Preti (fraz. di
Strambinello), e per la vicinanza con gli affioramenti fossiliferi vicini, le fu dato il nome di “punta dei
fossili”. Grazie alla presenza di alcune emergenze aurifere primarie tra le montagne valchiusellesi,
quest’oro ha certamente un’origine diversa rispetto a quello rinvenibile presso il torr. Orco e quello
proveniente dalla Valle d’Aosta.
[1] Jervis G.(1873) – “I tesori sotterranei dell’Italia”, Torino, Ed. Loescher, Vol. 1, Regione delle Alpi.
[2] Paviolo A. (1989) – “Pescatori d’oro in Canavese”, Università delle terza età Alto Canavese, De Joannes Ed.
Torrente Boriana.
Silvio Bianco

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Immagini della mostra tematica sull'oro alluvionale
in Italia curata dalla nostra associazione
in occasione della mostra mineralogica internazionale
Euromineralexpo 2014

Esemplari concessi per l'esposizione dagli associati